Le teorie caratteriali sulla leadership: i 2 approcci principali

teorie caratteriali

Il carattere di un uomo è il suo destino!

Eraclito di Efeso – Filosofo greco presocratico

Le teorie caratteriali sulla leadership indagano sul carattere o la personalità dei leader di successo, cercando di rispondere alla domanda:

Un buon leader che tipo di persona è?

Nel V secolo a.C. Eraclito di Efeso affermava che il carattere di un uomo è il suo destino.

Sicuramente il nostro modo di essere (la personalità) e di comportarci ci contraddistingue e ci caratterizza, ma diventa anche il nostro destino, perché il modo di essere incide sulle scelte, le accettazioni, i rifiuti e tutto quanto ci accompagna durante il percorso della vita.

Eraclito era anche il filosofo del “tutto si trasforma ed è in evoluzione”, alla cui legge è soggetto anche il  nostro carattere.

Il carattere non è innato, ma si forma con un adattamento continuo, che l’essere umano mette in atto per rispondere agli stimoli positivi e negativi che gli arrivano dall’ambiente familiare e sociale.

Sfortunatamente l’evoluzione del carattere più o meno segue la legge di Pareto dell’ 80/20:

nel primo 20% della nostra vita si forma l’80% del carattere, mentre nel restante 80% della nostra vita si forma solo il restante 20% del nostro carattere.

Considerando un vita lunga 100 anni, la maggior parte del carattere si forma nei primi 20 anni di vita!

Ecco perché dopo una certa età, se vuoi modificare il carattere, dovrai avere una grande consapevolezza di te, una forte motivazione al cambiamento, ma anche fare un grande lavoro su di te.

Lo sviluppo delle teorie caratteriali sulla leadership

Partendo  da Eraclito, per più di 25 secoli, molti hanno cercato di definire il carattere, fino al più contemporaneo Carl Gustav Jung con la sua “teoria dei 8 tipi psicologici”, da cui sono nati proprio i primi approcci delle teorie caratteriali sulla leadership.

L’approccio caratteriale che ha portato alle teorie caratteriali, anche se oggi è in grande parte superato, ha dato un grande contributo per valutare quei tratti che permettono al potenziale leader di fare un’autovalutazione di sé stesso, dei suoi punti di forza, delle sue debolezze, spingendolo a prendere coscienza e a sviluppare la propria identità caratteriale.

Scopriamo ora le due teorie caratteriali più diffuse.

La Teoria della Grande Persona

Se guardiamo ai grandi leader del passato come Alessandro il Grande, Mosè, Giulio Cesare, la Regina Elisabetta I, Napoleone Bonaparte, ci sembrano essere veramente differenti dalla maggior parte degli esseri umani, possedendo un alto livello di ambizione accoppiato ad una chiara visione.

La stessa cosa può essere osservata anche in alcuni grandi leader contemporanei, motivando un approccio allo studio della leadership chiamato la Teoria del Grande Uomo, che è la prima della teorie caratteriali sulla leadership.

Io preferisco chiamarla Teoria della Grande Persona, per rendere merito anche ai leader donna, che oggi sono sempre più in aumento, ma anche in passato, soprattutto nelle vesti di regine di stati, hanno spesso guidato in modo più eccellente degli uomini.

La Teoria della Grande Persona si basa sulle seguenti assunzioni:

  • leader si nasce, possedendo alcuni tratti che sono ereditati;
  • il grande leader si rivela quando c’è un grande bisogno.

Tale teoria, sviluppatasi sul genere maschile, da cui il nome originale,  ha avuto il maggior sostenitore in Thomas  Carlyle il quale affermava:

la storia del mondo è anche la storia dei grandi uomini, i quali hanno tirato fuori loro qualità innate, per ergersi a guida degli altri, quando vi è stato bisogno.

Senza dubbio quello che dice Carlyle è corretto.

Ma se mettiamo sotto osservazione solo i grandi leader, la leadership si riduce ad una pura prospettiva di meta-leadership, che va oltre gli ambiti delle organizzazioni.

Escludiamo le altre due prospettive  (macro-leadership e micro-leadership) che, invece, coinvolgono la maggior parte delle persone in posizioni di guida o manageriali nelle organizzazioni.

Tutti i gruppi umani ed i popoli hanno sempre desiderato una guida che incarnasse la figura ideale della Grande Persona, l’eroe giusto e saggio, che, al di sopra delle parti, potesse veramente essere al servizio delle aspirazioni di tutti.

Se riflettiamo sulle parole di Friedrich Nietzsche, filosofo tedesco:

Io vi insegno il superuomo. L’uomo è qualcosa che deve essere superato. Che avete fatto per superarlo? Tutti gli esseri hanno creato qualcosa al di sopra di sé e voi volete essere il riflusso in questa grande marea e retrocedere alla bestia piuttosto che superare l’uomo? Che cos’è per l’uomo la scimmia? Un ghigno o una vergogna dolorosa. E questo appunto ha da essere l’uomo per il superuomo: un ghigno o una dolorosa vergogna.

– Friedrich NietzscheCosì parlò Zarathustra 1885

possiamo senza dubbio affermare che le alte idealistiche aspettative di tutti gli uomini su una guida suprema, hanno qualche volta generato  delle situazione paradossali, in cui gli stessi seguaci hanno addirittura sostenuto e spinto il leader su strade scellerate.

La Teoria del Carattere

Partendo dalla Teoria della Grande Persona, comunque si sono gettate le basi per iniziare a studiare i tratti caratteriali che distinguono la personalità dei leader efficaci.

Ne è nata allora la Teoria del Carattere, la cui peculiarità principale è che, se in alcune persone si intravedono delle caratteristiche tipiche, allora esse possono aspirare ad essere dei leader.

La teoria si basa sulle seguenti assunzioni:

  • le persone nascono con caratteristiche caratteriali ereditate;
  • alcune caratteristiche si adattano alla posizione di leader;
  • le persone che diventano leader hanno la giusta combinazione di queste caratteristiche.

Ralph M. Stodgill (1974) ha identificato alcune caratteristiche caratteriali che appaiono più delle altre:

  • Abilità ad influenzare il comportamento degli altri
  • Apertura intellettuale
  • Auto confidenza
  • Capacità di strutturare i sistemi sociali all’obiettivo da perseguire
  • Disponibilità ad accettare le conseguenze delle decisioni e delle azioni
  • Disponibilità a tollerare la frustrazione
  • Forte istinto alla responsabilità
  • Istinto a esercitare iniziative sociali
  • Prontezza ad assorbire lo stress dei conflitti interpersonali
  • Originalità nel risolvere i problemi
  • Senso di identità personale
  • Vigore e tenacia nel perseguire gli obiettivi

Altri studi, sul perché alcuni dirigenti falliscono, fatti da M.W. McCall e M.M. Lombardo (1983) hanno portato a definire 4 tratti primari che sono presenti nei leader di successo:

  • Ammissione degli errori
  • Buone abilità interpersonali
  • Respiro intellettuale
  • Stabilità emozionale e compostezza

8 cause primarie che portano un leader a “deragliare” e quindi al fallimento, minando la capacità di conquistare la fiducia l’impegno dei supervisori e dei collaboratori:

  • Ambizione centrata solo su sé stesso
  • Mancanza di affrontare in modo costruttivo un problema evidente
  • Incapacità di avere una prospettiva a lungo termine
  • Incapacità di adattarsi ad un superiore con uno stile diverso
  • Incapacità di selezionare bene i collaboratori
  • Indifferenza o arroganza
  • Stile insensibile o da bullo
  • Tradimento della fiducia personale

Un altro interessante tutoriale di approfondimento è

>>> I tratti del leader: le 7 caratteristiche più emergenti

Sei proprio convinto che il carattere di una persona sia del  tutto ereditato?

Ne prossimo tutorial sulle teorie comportamentali, scoprirai che il carattere in realtà si può formare e che, quindi, leader si può diventare!

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