In Italia sono finite la vacanze estive e tutti ritorniamo alla vita che normalmente facciamo durante l’anno.
Forse è meglio!
Per quanto mi riguarda, quest’anno le vacanze, anche se più lunghe, non sono state proprio spensierate, poichè il pensiero della crisi, quanto è accaduto nel mese di agosto ed i continui colpi di scena sventolati dai media, ci hanno scosso un po’ tutti.
I nostri “onorevoli leaderAMP” si sono azzuffati di nuovo per decidere come riparare i debiti accumulati dal paese negli ultimi decenni di cattiva gestione politica ed amministrativa.
Alcuni si sono anche lamentati che dovevano lavorare durante il mese di agosto senza poter andare in ferie, mentre il “normale italiano” se la passava al mare.
Essi ignorano il fatto che stanno commettendo l’errore più grande della leadershipAMP, cioè anteporre i propri interessi rispetto alla nazione di cui si è leader.
Tale errore si paga!
Allora mi sono domandato perché questo errore si commette.
Girovagando sul web ho trovato un interessante articolo di Bill George, professore alla Harward Business School e autore di “best sellers”, che si è posto, più o meno, la mia stessa domanda un paio di mesi fa: “Perché i leader perdono la loro strada?”
L’articolo, molto realista, ha soddisfatto la mia iniziale domanda, per cui ho deciso di divulgarlo e reinterpretare le parti che mi hanno preso di più.
Le domande che si pone B. George sono:
Quando i leader perdono la loro strada allora i media, le istituzioni e la massa in generale identifica questi leader come cattive persone o addirittura come diavoli.
L’autore, dissociandosi dal comune pensare, che spesso è veloce a colpevolizzare gli altri, riflette scrivendo:
… i leader che perdono la loro strada non sono cattive persone; piuttosto, essi perdono la condotta morale, spesso cedendo alle seduzioni dei loro percorsi di vita … pochissime persone scelgono ruoli da leader per imbrogliare o fare i diavoli, anzi tutti noi possiamo incorrere in azioni che nel nostro profondo rifiutiamo, se non rimaniamo con i piedi per terra …”
… quando un individuo raggiunge grandi risultati, tipicamente viene celebrato; allora inizia a credere che il centro di tutte le vittorie sia esso stesso; spesso rifiuta le critiche oneste, anzi, è portato a circondarsi di ruffiani che gli dicono quello che vuole sentirsi dire …”
Fare il leader è un lavoro stressante che deve far fronte alle sfide di essere responsabile di persone, di organizzazioni e alle influenze dell’ambiente sociale e familiare.
Il leader che va su nella scala di comando, va anche incontro ad una maggiore libertà di controllare il proprio destino, ma è anche soggetto a crescenti pressioni e seduzioni.
Il leader che vuole evitare questi trabocchetti, deve dedicare sé stesso ad uno sviluppo personale che richiede una ristrutturazione della leadership dall’essere un eroe ad essere un servitore delle persone che guidaAMP:
… prima che ognuno di noi prende un ruolo di leadership dovrebbe chiedere a sé stesso: “Perché io voglio guidare gli altri” e “Quale è lo scopo della mia leadership? … se le risposte oneste sono il potere, il prestigio o il denaro, il leader corre il rischio di appoggiare il suo appagamento solo sulle gratificazioni esterne a sé stesso … non c’è niente di male nel desiderare questi simboli esterni, ma vanno combinati con un più profondo desiderio di servire qualcosa o qualcuno molto più di sé stesso …”
Il processo di ristrutturazione richiede molta introspezione, dato che, volendo essere realisti, molte persone accedono a ruoli di leadership per rispondere ai bisogni del loro ego o, nei casi peggiori, per rimarginare le narcisistiche ferite dell’infanzia.
E tu che ne pensi?
Se aspiri a guidare gli altri, ti sei chiesto per qual motivo lo vuoi fare?
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L’articolo di attualità è una personale interpretazione ispirata dall’articolo “Why Leaders Lose Their Way”, del professore Bill George.
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