Certi giorni accadono delle coincidenze particolari, che sembrano segnate in qualche modo dal destino, anche per persone come me che hanno i propri grandi dubbi sul “fato”, così come lo chiamavano gli antichi latini?
L’ultima volta ho parlato del grande leader che è stato Giovanni Paolo II, ma oggi racconterò un fatto attuale accadutomi l’altro giorno.
Si era deciso con la famiglia che sabato scorso si andasse a fare un giro a Firenze.
Eccoci qua è ora di pranzo e spinti dalle richieste dei miei figli decidiamo di pranzare in un famoso fast-food.
Mentre pranziamo, intravedo due tavoli oltre il nostro, una faccia che mi ricorda qualcosa.
Dopo cinque minuti di riflessione capisco di chi si tratta!
E’ Alfonso, un mio vecchio compagno di scuola superiore: sono passati 27 anni da quando lo visto l’ultima volta e a parte i capelli grigi è rimasto molto somigliante al ragazzo degli anni giovanili.
Alfonso era il leader della classe e, spesso, anche dell’istituto, sempre impegnato a difendere le nostre assurde cause studentesche, seguito da tutti noi per il suo modo istrionico e spavaldo di affrontare i professori e gli adulti.
Appena mi sono avvicinato, con mio immenso piacere, mi ha riconosciuto.
Anche lui sabato ha deciso di fare una gita a Firenze, ma da solo: ho scoperto che vive a Roma, è un funzionario di un ministero, è separato, ha un figlio ventenne e la sua ex-moglie è proprio di Firenze.
Dopo le presentazioni di rito con la mia famiglia, si offre di accompagnarmi nel tragitto conoscendo molto bene la città, ma soprattutto per parlare degli anni in cui non ci siamo visti.
Tra le tante cose gli ho detto che scrivo qualche articolo per un mio amico che ha un blog sulla leadership; gli ho, quindi, ricordato la sua leadership dei tempi passati, chiedendogli se questa caratteristica lo abbia accompagnato negli anni a venire anche nella sua vita.
La sua risposta mi ha lasciato sconcertato:
“La mia non era leadership, piuttosto ardore giovanile e narcisismo: magari, nel modo sbagliato ero il vostro leader, ma non ho coltivato questa dote.
La leadership va coltivata, ma per farlo bisogna essere disposti a mettersi in discussione giorno per giorno ed io non l’ho fatto.
Una volta avuto il posto di funzionario al ministero, mi sono sentito a posto e con una carriera fulgida, ma in realtà non è stato così.
Anzi posso dirti che la cosa peggiore è lavorare in un ambiente dove regna la “non-leadership”, un ambiente succube della politica inefficiente, del clientelismo, dell’arrivismo e della incompetenza”.
Dopo queste parole l’ho invitato a leggere il blog, dicendogli che si può cambiare, ma lui mi ha risposto:
“è molto difficile provare ad essere leader quando la “non-leadership” ti divora le energie e ti fa capire che è meglio starsene in pace a non fare niente”.
Ti dirò che dopo che ci siamo salutati con la promessa di rivederci, le sue parole sono risuonate nella mia mente per tutto il viaggio di ritorno a casa, mettendo in discussione la mia stessa partecipazione al blog di Sviluppo Leadership.
Riflettendo però sulla “non-leadership”, così definita da Alfonso, ho inteso che voleva dirmi di crederci ancora, perché se ne vieni contagiato è molto difficile uscirne.
Alfonso era un leader, e sotto-sotto, anche se in modo cinico e distaccato, penso potrebbe esserlo ancora, se riesce a capire tali sottili differenze.
Spero che accetti il mio invito a seguire il blog, e non me ne voglia se l’ho menzionato in questo articolo, ma spero che riscopra la grande volontà che aveva in gioventù.
Ai posteri l’ardua sentenza!
Alla prossima!
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Qualcosa è andata storta.
Giovanni
Ho visto molte persone che cambiano durante la loro vita. Sicuramente l’ambiente e le circostanze possono determinare il successo o meno di una persona, ma dipende anche dalla persona se vuole o meno subire la situazione in cui si viene a trovare.
Si può sempre ripartire, ma, se ci impegnamo tutti, è più facile per tutti.
E’ importante diffondere i concetti sulla leadership:è un modo per far migliorare tutti noi e il mondo di cui facciamo parte.