Nelson Mandela, l’ultimo leader del 20° secolo. Se solo in Italia …

Nelson Mandela leadershipAppena ho saputo della morte di Nelson Mandela, ed avendo letto in passato della sua vita, mi è venuto spontaneo un paragone, subito dimostratosi fuori luogo, con i leader che abbiamo e abbiamo avuto in Italia, oggi e negli ultimi due o tre decenni.

Appurato che per Nelson Mandela si può parlare veramente di leadership, mentre la controparte italiana è l’antitesi pura della leadership ed ha perso la retta via, evito il paragone e, facendo onore a Nelson Mandela, voglio evidenziare alcune lezioni di leadership che emergono dalla sua figura.

Nelson Mandela è stato più di un’icona. Si può dire che con lui se ne andato l’ultimo grande statista del 20° secolo, prendendo il suo posto nella storia accanto a Mahatma Gandhi, a Martin Luther King , a Giovanni Paolo II ed altri.

Primo fra i leader africani, Nelson Mandela è stato uno dei pochi statisti ad aver ottenuto il rispetto quasi universale in tutto il mondo e di tutto lo spettro politico.

Il suo ruolo nella lotta contro l’apartheid, la politica di segregazione razziale istituita dal governo di etnia bianca del Sudafrica dopo la II Guerra Mondiale e rimasta in vigore fino al 1993, la sua prigionia a Robben Island, che ha simboleggiato la lotta dei popoli oppressi di tutto il mondo, la sua capacità di guidare il Sudafrica attraverso la rinascita, gli valse la fama internazionale di negoziatore benevolo e pacificatore per eccellenza .

Imprigionato per 27 anni per la sua opposizione all’apartheid, Mandela uscì di prigione nel 1990 e, pur potendo esprimere del rancore verso i suoi aguzzini, invece sostenne la riconciliazione tra le varie razze del Sudafrica, portando avanti i principi di costruzione della nazione e della cooperazione governativa.

Almeno due volte durante i suoi 27 anni di carcere, rifiutò l’offerta di chi coloro che lo imprigionavano per essere rilasciato alle loro condizioni, solo per ragioni di principio. Quando fu rilasciato nel 1990 lo fece alle sue condizioni.

Alcuni hanno detto che la Commissione per la Verità e la Riconciliazione, che Mandela creò subito dopo il suo rilascio, fu un atto di compromesso, ma forse era l’unico modo per chiudere il rancore delle vittime dell’apartheid senza rischiare ritorsioni. Non facendo un simile compromesso, egli sapeva che un’altra generazione di sudafricani sarebbe stata sottoposta a una vita di odio e di violenza: con una combinazione di forza morale, convinzione e con l’esempio, convinse i sudafricani che la riconciliazione era l’unico modo per un futuro più luminoso.

Mandela ha anche fatto qualcosa che nessun altro leader africano aveva fatto prima di lui, tracciando la strada ad un successore e decidendo volontariamente di non correre per un secondo mandato.

Mandela è noto anche per avere preso una posizione forte contro le giganti potenze mondiali in difesa dell’Africa, di aver sostenuto una campagna a livello mondiale per la pace e la lotta contro l’AIDS .

Mandela è stato uno dei pochi leader capaci di ispirare fiducia sia all’interno che all’esterno del paese, riuscendo ad avere una influenza ed un potere quasi onnipotente al tavolo dei negoziati, portando con sé un’autorità morale indubitabile ed un fermo, ma gentile e non arrogante, senso di equità. Nel 1993 , è stato insignito del Premio Nobel per la Pace insieme all’ex presidente sudafricano De Klerk.

Cinque lezioni di leadership da Nelson Mandela

Volendo trovare ispirazione dalla leadership di Mandela, sicuramente si può concordare che quello che rende un buon leader un grande leader è un’immensa forza di carattere, integrità morale, la responsabilità, l’impegno per migliorare gli altri, il coraggio, soprattutto la persuasione e l’influenza.

Attraverso Mandela ogni leader, o aspirante tale, può trarre 6 lezioni importanti per sviluppare  la sua leadership. Vediamole!

1° Lezione Padroneggiare le intenzioni e le emozioni senza perdere di vista il quadro generale

A Mandela piaceva spesso citare la poesia “Invictus” del poeta W.E. Henley: “Io sono il padrone del mio destino : io sono il capitano della mia anima“. Mantenendo le sue emozioni sotto controllo e provando a migliorare le relazioni con i suoi carcerieri, cercava di trasmettere loro un messaggio che dice che “riconosco la tua umanità“. Durante i suoi 27 anni di carcere, Mandela sviluppò il distacco di un filosofo, imparando come relazionarsi a tutti i tipi di persone, come persuadere e blandire, come trasformare i suoi carcerieri nei suoi dipendenti e come alla fine diventare padrone nella sua prigione.

2° Lezione – Trattare i perdenti con dignità e trasformali in alleati

Mandela ha capito che in un negoziato, entrambe le parti devono guadagnare. Non ci devono essere né vincitori né vinti : il popolo del Sud Africa nel suo complesso deve vincere. Egli imparò le lezioni dalla Germania umiliata alla fine della Prima Guerra Mondiale; secondo lui “Non devi compromettere i tuoi principi, ma non devi umiliare l’opposizione, poiché nessuno è più pericoloso di colui che è umiliato”. Il processo attraverso il quale Mandela riuscì a liberarsi , porre fine all’apartheid e creare una nuova costituzione sudafricana era testimonianza della sua enorme generosità di spirito .

3° Lezione Incarnare uno spirito di umanità, bontà e gentilezza

Mandela parlava spesso dello “spirito di Ubuntu”, che in lingua africana è una parola che rappresenta lo spirito umanitario del popolo africano, dicendo che “alla fine che la gentilezza e la conciliazione sono gli unici catalizzatori per un vero cambiamento” Egli imparò ad usare meno la parola “io” e più la parola “noi“, e, anche se come un avversario poteva essere brutale e fazioso, nessun suo avversario ha messo in discussione la sua integrità .

4° Lezione – Far sentire gli altri più grandi in vostra presenza

Spesso si è commentata la forte personalità di Mandela , dicendo che è come se egli avesse un aura. Nonostante sia stato festeggiato dalle folle di tutto il mondo, dai politici, dalle personalità nel mondo dello spettacolo, questa adorazione non lo turbava, riuscendo a mantenere un’umiltà, che creava la giusta riconoscenza ed importanza a chi stava con lui.

5° Lezione – Un grande leader sa quando smettere

Celebrare la gloria dei propri successi è grande, ma per quanto tempo ci si può crogiolare nella gloria prima che il sole tramonti? La vita è ciclica ed è fatta in modo tale che c’è un tempo per ogni cosa. Mandela, da grande leader, ha accettato che ci possono essere altri leader che crescono e dare loro la possibilità di emergere è una lezione di umiltà di un profondo conoscitore della leadership. Come erroneamente molti leader mondiali hanno già fatto, Mandela avrebbe potuto facilmente presentarsi come presidente a vita e nessuno glielo avrebbe negato. Egli, però, ha scelto di non essere rieletto, decidendo che dopo il suo singolo mandato presidenziale era arrivato il momento di farsi da parte, riconoscendo che ci sono anche altri possono essere leader. Mandela ha passato loro il suo scettro, mentre la sua eredità di leadership ha vissuto fino ad oggi e vivrà anche dopo la sua morte .

Se solo in Italia avessimo qualcuno che fosse un “mezzo Mandela”, potremmo vivere sogni tranquilli ed uscire da questa assenza di leadership, oppure quello che è ancora  peggio da una distruttiva illlusione che la leadership sia per sempre.

Da questa illusione emerge un popolo che aspetta sempre l’eroe eterno, non capendo che la leadership può essere di tutti e che un “vero leader” deve costruire altri leader a cui consegnare la propria eredità.

Vorrei essere ricordato non come qualcuno di unico e speciale, ma come parte di una grande squadra che in questo paese  ha lottato per molti anni, per decenni e anche secoli.”

Nelson Mandela

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